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“No, il lupo non è stato reintrodotto”

Ripopolamento: un mito duro a morire

No: in Europa nessun lupo, è stato mai catturato per essere poi spostato e liberato a scopo di ripopolamento. L’espansione del lupo in Italia negli ultimi quarant’anni è frutto solo ed esclusivamente di dinamiche naturali della specie.

Noi umani tendiamo a sottovalutare le capacità di spostamento degli animali, come se, solo per il fatto di non poter guidare un’automobile o prendere un treno, debbano essere condannati a trascorrere la loro vita nel raggio di pochi chilometri quadrati. Alcune specie terrestri, fra cui il lupo, sono invece in grado di compiere grandi spostamenti (cfr. Per esempio gli articoli di Petter Wabakken et al. 2007 e Wesley Andersen et al. 2015): decine di chilometri in un solo giorno anche solo nell’ambito del proprio territorio, che possono diventare di diverse centinaia di chilometri nel giro di qualche mese se si tratta di dispersioni

La dispersione è un comportamento caratteristico della specie ed è un processo dinamico e graduale nel quale i giovani abbandonano il branco d’origine e il territorio stabile su cui insiste, per andare in cerca di un nuovo territorio adatto, e di un lupo del sesso opposto con cui riprodursi e insieme al quale dare vita a un nuovo branco. I giovani lupi in dispersione si trovano a dover percorrere anche grandi distanze e sono esposti a molteplici pericoli durante  il loro viaggio: insidie naturali (aggressioni con altri lupi di branchi territoriali, scarsità di risorse alimentari e difficoltà a predare da solitari) e pericoli  rappresentati dall’uomo. I lupi in dispersione infatti, spesso attraversano anche  zone  antropizzate e abitate, dove  il rischio di essere investiti è elevato a causa della frammentazione del territorio imposta dalle vie di comunicazione. La mortalità di questi animali è quindi elevata. 

L’elevata capacità di dispersione della specie è alla base del processo di ricolonizzazione naturale del lupo in Europa (cfr. per esempio F. Marucco. Il lupo. Biologia e gestione, Il Piviere 2014 o anche l’approfondimento online) insieme ad altri fattori di natura ecologica e sociale: per esempio, in Italia, a partire dalle poche decine di lupi sopravvissuti all’estinzione in alcune zone dell’Appennino centro-meridionale, generazione dopo generazione, la specie ha riconquistato i territori da cui era stata eradicata (sulle Alpi, nei primi del ‘900).

Come lo sappiamo?

È stato possibile documentare numerose dispersioni, attraverso l’analisi genetica dei campioni biologici (p.e. escrementi, tessuti, saliva, peli) che i lupi lasciano dietro di sé. I “nodi” sulla mappa rappresentano i luoghi dove sono stati raccolti, a mesi di distanza, i campioni biologici appartenenti allo stesso esemplare, maschio (M) o femmina (F):

“No, il lupo non è stato reintrodotto” - Life Wolfalps EU
Eventi di dispersione naturale documentati sull’Arco Alpino a partire da lupi provenienti dal Piemonte dal 1999 al 2008


Inoltre, alcuni esemplari di lupo sono stati catturati e rilasciati in natura con un radiocollare gps, uno strumento capace di trasmettere in tempo reale la posizione dell’animale. Tra le più famose dispersioni documentate c’è quella del lupo “Ligabue”, dall’Appennino Tosco-Emiliano alle Alpi Liguri (descritta in Ciucci P. et al. 2009, “Long-Distance Dispersal of a Rescued Wolf from the Northern Apennines to the Western Alps”, Journal of Wildlife Management 73(8): 1300-1306):

“No, il lupo non è stato reintrodotto” - Life Wolfalps EU
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Più recente e altrettanto famosa è la dispersione del lupo “Slavc”, che dalla Slovenia ha raggiunto, dopo un lungo viaggio, l’altopiano dei monti Lessini, dove nel 2012 ha formato con la femmina “Giulietta” il primo branco costituito da un lupo della popolazione dinarica e un lupo della popolazione alpina, documentata dai ricercatori dell’Università di Ljubljana nell’ambito del progetto LIFE SloWolf:

“No, il lupo non è stato reintrodotto” - Life Wolfalps EU

Negli ultimi quarant’anni il ritorno del lupo è stato favorito da fattori di natura ecologica e socio-economica e di sicuro anche l’uomo ha contribuito a questo processo con la protezione legale a livello nazionale e internazionale della specie (un tempo il lupo era considerato un animale nocivo e, in quanto tale, ne era promossa l’eliminazione) e l’abbandono in massa delle campagne e delle montagne italiane, che in molte aree si sono spopolate e ricoperte di boschi favorendo il ripristino di condizioni ecologiche idonee per un grande predatore. Negli spazi disabitati e boscati il lupo ha inoltre trovato una massiccia presenza di ungulati selvatici (p.e. cinghiali, caprioli, daini, cervi) oggi ampiamente diffusi anche grazie a ripopolamenti effettuati in passato in alcune aree per ragioni venatorie e conservazionistiche.

Conclusione: l’attuale espansione del lupo è in ogni modo frutto solo ed esclusivamente di dinamiche naturali della specie, nessun ripopolamento è stato mai operato in Europa