L’attività delle WPIU a supporto del settore zootecnico nel territorio di progetto
L’intero sistema agricolo in Europa sta attraversando un periodo complesso, caratterizzato da nuove sfide e problematiche strutturali, tra cui la crescente concorrenza, l’aumento dei costi di produzione, la volatilità dei mercati, la diminuzione della domanda di prodotti ovini, la complessità delle procedure amministrative, il generale declino dei servizi infrastrutturali rurali, difficoltà generali del lavoro agricolo con elevato impiego di manodopera a fronte di bassi guadagni, e nuove sfide quali i cambiamenti climatici ecc., come illustrato in diverse ricerche (Schuman Paper n. 739/2024; Linnell and Cretois, 2018). In questa già complessa situazione, la ripresa della popolazione di lupo in Italia (e in Europa centro occidentale) negli ultimi decenni si associa ad un prezzo sia economico che sociale, a volte localmente elevato, che non può essere ignorato, ma che deve essere necessariamente gestito al meglio, con l’obiettivo di minimizzare gli impatti a scapito della pratica zootecnica, senza minare la sopravvivenza a lungo termine del predatore (ISPRA, 2022).
Gregge di pecore a Carmagnola (CN). Achivio LWA EU.
Come sottolineato nel report “Efficacia dei sistemi di prevenzione sulle Alpi nell’ambito dei progetti LIFE”, i danni si verificano con più frequenza nelle aree di recente ricolonizzazione del lupo, dove difficilmente sono previste misure di prevenzione o strategie di difesa dagli attacchi del lupo, ma vi sono situazioni localizzate in aree di storica ricolonizzazione dove i danni restano frequenti.
In generale i fattori che contribuiscono a determinare il numero di predazioni sono diversi, tra cui l’impiego o meno di strategie di prevenzione ed il tipo di misure adottate, le caratteristiche dell’ambiente in cui gli animali pascolano (es. orografia e condizioni meteorologiche), la presenza di strutture e infrastrutture (es. casotti e strade). Vi sono pertanto aree di difficile gestione e protezione, dove è più probabile che gli eventi di predazione tendano a cronicizzarsi.
L’esperienza di questi anni e di altri progetti (es. Progetto Lupo Piemonte, LIFE DINALP BEAR e LIFE SloWolf) ha dimostrato che la presenza di personale tecnico specializzato per assistere allevatori e pastori nell’utilizzo dei sistemi di prevenzione e nell’intervento tempestivo in caso di attacchi è fondamentale per supportarli nell’affrontare questa ulteriore difficoltà del settore zootecnico.
I dati raccolti nell’ambito dei progetti mostrano che nella maggior parte degli alpeggi è possibile adottare strategie volte a ridurre la vulnerabilità delle mandrie e delle greggi agli attacchi del lupo. Tuttavia le soluzioni specifiche devono essere definite caso per caso sul campo insieme agli allevatori e ai pastori coinvolti, tenendo conto dei diversi tipi di alpeggio, degli obiettivi di gestione e delle altre caratteristiche sopra elencate.
Nell’ambito del progetto LIFE WolfAlps EU, si è pertanto voluto creare un nuovo approccio di “primo soccorso” per facilitare il contatto diretto e immediato con gli allevatori nelle aree di presenza del lupo. Le unità di pronto intervento per la prevenzione degli attacchi da lupo – WPIU (Wolf Prevention Intervention Units) sono formate da operatori appartenenti ad enti pubblici con diversi background e qualifiche, per assistere efficacemente gli allevatori in caso di attacchi da lupo, prevenire i danni e valutare l’efficacia delle strategie di prevenzione adottate, migliorandole e proponendo, in accordo con gli allevatori, soluzioni ad hoc. Ad oggi si contano 43 WPIU lungo l’arco alpino, di cui 29 in Italia, 2 in Francia, 7 in Slovenia e 5 in Austria. In Italia, le squadre operano in Liguria (n. 4), una per ciascuna provincia, in Piemonte (n. 16) e in Lombardia (n. 5) operative in tutte le province, in Valle d’Aosta (n. 3), e una nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
Le squadre sono più che raddoppiate da inizio progetto proprio per poter seguire da vicino le esigenze degli allevatori. La loro maggiore diffusione sul territorio e una più diffusa conoscenza delle loro presenza nel mondo agricolo ha portato a un aumento delle richieste di intervento sia sul campo sia da remoto.
Ad oggi le WPIU hanno effettuato oltre 1500 interventi a scopo preventivo, a seguito di una predazione, o per una valutazione dell’efficacia delle misure di prevenzione, con frequenza diversa nei vari territori in cui operano.
Focus su alcuni territori per l’anno 2023
Sul territorio piemontese nel 2023 e nei primi mesi del 2024 le WPIU sono intervenute in oltre 130 occasioni principalmente a scopo preventivo (47%), e in misura minore a seguito di un evento predatorio (27,5%) e per valutare le misure preventive poste in essere (25,5%). Sono stati consegnati kit di prevenzione in comodato d’uso gratuito, sistemi di dissuasione acustica e fladry, cartelli di avviso di presenza di cani da guardiania, e sono inoltre stati installati gli abbeveratoi per il bestiame in alpeggio sia nelle Alpi Marittime sia nelle Alpi Cozie (ne avevamo parlato QUI).
Abbeveratorio posizionato in alpeggio, Alpi Marittime. Foto: Archivio APAM.
Nelle province di Cuneo e Torino si è registrato un lieve aumento delle predazioni (100 capi in più rispetto al 2022 per un totale di 1093 animali predati), situazione in parte dovuta alla nuova presenza del lupo in aree collinari e di pianura dove i sistemi di prevenzione non sono ancora impiegati in modo diffuso, e in parte a un aumento di casi di predazione su bovini ancora poco protetti. Inoltre il nuovo sistema di indennizzo regionale può aver stimolato gli allevatori a dichiarare gli eventi predatori che in passato non venivano notificati, con un conseguente aumento del numero di denunce. Nelle altre province invece il numero di attacchi è rimasto invariato o è calato.
I danni al patrimonio zootecnico, in termini di eventi di predazione occorsi, riguardano principalmente gli ovicaprini (82% del totale), ed in misura nettamente inferiore i bovini (15%). Pur restando una percentuale molto ridotta, negli ultimi anni è stato notato un lieve aumento degli eventi predatori a danno dei bovini. Tuttavia, come illustrato in uno studio recente di cui abbiamo parlato QUI, mettendo a punto strategie preventive ad hoc anche sulle meno soggette a predazione, è possibile ridurre ulteriormente il rischio di attacco da lupo. Ad esempio, poiché in Piemonte gli eventi predatori sui bovini si concentrano sugli animali al di sotto dei 4 mesi di età, è di strategica importanza adottare specifici accorgimenti per la difesa dei vitelli, dal tenere al riparo le vacche partorienti al non lasciare i giovani isolati dagli adulti e al programmare i parti in modo da ridurre nascite e presenza di capi giovani in alpeggio.
Come sopra riportato, per mettere a punto dei sistemi di protezione efficaci è importante tenere conto dei diversi tipi di alpeggio, degli obiettivi di gestione e delle altre caratteristiche ambientali in cui ci si trova. Nella mappa sottostante è possibile osservare come la densità del numero di predazioni è maggiore in alcune aree (Valle Chisone, Valle Pellice, Valle Grana) dove le condizioni specifiche dei singoli pascoli rendono complesse le operazioni di messa in sicurezza del bestiame. È di fondamentale importanza quindi supportare gli allevatori, in particolare in questi hot spot, per proporre soluzioni efficaci nel ridurre il rischio di predazione.
Mappa di densità delle predazioni in Piemonte nel 2023. Fonte: Dati forniti da ARVET, Regione Piemonte.
In Regione Valle d’Aosta le WPIU sono intervenute in 16 occasioni riscontrando una riduzione della diffidenza delle aziende nei confronti dei sistemi di protezione e una maggiore propensione verso una difesa attiva del bestiame.
Le squadre hanno effettuato sia interventi a scopo preventivo sia a seguito di attacchi da lupo presso allevatori che non avevano posto in essere alcuna misura di protezione. Ad esempio nel Comune di Brusson i tecnici sono intervenuti a supporto di due allevatori di bovini che avevano recentemente subito un attacco da lupo. In un caso sono state consegnate le recinzioni elettrificate in quanto l’allevamento era privo di alcuna protezione, mentre nell’altro caso, vista la conformazione delle zone di pascolo che mal si adattano all’uso di reti di protezione, si è optato per l’acquisto di dissuasori acustico/luminosi.
Continua inoltre il lavoro nella distribuzione dei cartelli informativi sulla presenza di cani da protezione al pascolo (molto apprezzati), il supporto agli allevatori nell’impiego di tali cani, nonché il lavoro di informazione alla popolazione sui comportamenti da adottare in loro presenza. Ad esempio i primi mesi dell’anno sono stati dedicati a capire il comportamento di un maremmano abruzzese di proprietà di un agricoltore di Courmayeur che presentava aggressività nei confronti del cane da pastore. L’allevatore ha messo in pratica tutte le indicazioni fornitegli riuscendo a risolvere la problematica nel giro di 4 mesi.
Il pastore maremmano a Courmayeur. Foto: Archivio Regione VDA/E. Bottinelli.
In un articolo successivo approfondiremo le attività svolte in Regione Lombardia e nel Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.