Qual è l’impatto del lupo sulle attività zootecniche in Italia?
A questa domanda cerca di rispondere lo studio pubblicato da ISPRA, Stima dell’impatto del lupo sulle attività zootecniche in Italia. Analisi del periodo 2015 – 2019, che rientra tra gli obiettivi del monitoraggio nazionale del lupo.
I dati, raccolti secondo criteri documentati e trasparenti, e forniti dagli uffici competenti in materia presso Regioni, Province autonome, Parchi nazionali e alcune aree protette regionali, saranno utili a indirizzare politiche a sostegno della zootecnia con misure adeguate di mitigazione e prevenzione dei danni, favorendo la coesistenza tra uomo e lupo. Sono riportati, tra gli altri, i sistemi di prevenzione messi a disposizione in comodato d’uso nell’ambito del precedente progetto LIFE WolfAlps (2013-2018).
Sull’intero territorio nazionale, a seguito dei 17.989 eventi di predazione totali, sono stati registrati come predati un totale di 43.714 capi di bestiame, per una media di circa 8.742 capi ogni anno. Tra i capi predati, l’82,0% erano ovicaprini, il 14,2% erano invece bovini, il 3,2% equini, e le restanti predazioni si riferivano a suini, specie avicole, altre specie e casi non determinati.
Le somme concesse a titolo di indennizzo durante il periodo 2015-2019 sono risultate in totale pari a € 9.006.997 per una media di € 1.801.367 annui.
I fenomeni predatori appaiono concentrati nei mesi estivo-autunnali. Il 36,6% delle predazioni, infatti, ha avuto luogo in uno dei tre mesi estivi (luglio-settembre), mentre la frequenza delle predazioni ha manifestato il suo minimo nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, durante i quali si è verificato il 15,5% di tutte le predazioni.
Lo studio evidenzia chiaramente due tipologie di impatto ben distinte: una prima formata da una larga maggioranza di aziende zootecniche soggette a danni da lupo sporadici e con perdite quantitativamente ridotte, una seconda tipologia costituita da una minoranza di aziende (circa 1.300 a livello nazionale) che registrano attacchi frequenti, ripetuti in modo cronico di anno in anno e con perdite numeriche rilevanti.
Di seguito si riassumono i dati relativi alle regioni alpine, territorio di specifico interesse del progetto LIFE WolfAlps EU.
In Piemonte, a seguito dei 729 eventi di predazione totali nel periodo 2015-2019, sono stati registrati 1.620 capi di bestiame predati, per una media di 324 (± 86,9 SD) capi ogni anno. Tra le aziende bovine, Il 100% di quelle colpite da danni nell’intero periodo 2018-2019 ha subito unicamente un evento di predazione all’anno. Per quanto riguarda le aziende ovicaprine, l’81,9% delle aziende danneggiate ha subito un solo evento di predazione l’anno, il 9% due eventi, il 4,7% tre eventi, mentre il restante 4,4% ha subito più di tre eventi in un singolo anno.
L’82% delle aziende bovine colpite da almeno un danno ha perduto un solo capo di bestiame durante un intero anno solare, mentre per quanto riguarda le aziende ovicaprine, il numero medio di capi predati ogni anno è pari a 3,12 (± 2,44 SD). Il 37,3% delle aziende danneggiate ha perduto un solo capo di bestiame durante un intero anno solare, il 18,8% due capi, il 10,3% tre capi, mentre il restante 33,6% delle aziende ha perduto più di tre capi ovicaprini in un singolo anno.
Per la regione Lombardia sono stati forniti i dati relativi a 31 eventi di predazione, per una media di 6,2 (± 3,1 SD) eventi ogni anno. Tra le aziende ovicaprine, l’84,6% di quelle colpite da danni nell’intero periodo 2015-2019 ha subito unicamente un evento di predazione all’anno (N = 11), mentre il restante 15,4% (N = 2) ha subito due eventi di predazione in un singolo anno. Il 23% delle aziende che hanno subito danni ha perduto un solo capo di bestiame durante un intero anno solare, il 23% due capi, il 7,7% tre capi, mentre il restante 46,3% delle aziende ha perduto più di tre capi in un singolo anno, fino ad un massimo di 24 capi uccisi in un singolo anno.
Per la regione Veneto, in riferimento al periodo 2015-2019, sono stati forniti i dati relativi a 646 eventi di predazione, per una media di 129,2 (± 61,8 SD) eventi ogni anno. L’andamento temporale degli eventi di predazione a livello regionale ha mostrato un chiaro aumento. Tra le aziende bovine danneggiate nel periodo di studio (N = 152), il 95,6% ha subito un unico evento di predazione nell’anno in cui hanno avuto accesso agli indennizzi. Le rimanenti 7 aziende hanno subito da 2 a 5 eventi di predazione nell’arco di un singolo anno solare. Tra le aziende ovicaprine, l’81,8% di quelle colpite da danni ha subito unicamente un evento di predazione all’anno, il 12,1% ha subito due eventi in un singolo anno, mentre il restante 6,1% ha subito tre o più eventi di predazione in un singolo anno (Fig. 5).
Nella Provincia Autonoma di Trento, a seguito dei 237 eventi di predazione totali, sono stati registrati un totale di 620 capi di bestiame predati, per una media di 124 (± 78,2 SD) capi ogni anno. Tra i capi predati, l’85,5% erano ovicaprini, pari a una media di 106 capi annui (± 67,7 SD), mentre il restante 14,5% erano bovini, per una media di 18 (± 10,5 SD) capi predati ogni anno.
Per la provincia di Bolzano sono stati riportati 109 eventi di predazione, per una media di 21,8 (± 12,1 SD) eventi ogni anno. Tra le aziende ovicaprine, il 92,8% di quelle danneggiate nell’intero periodo 2015-2019 ha subito unicamente un evento di predazione all’anno (N = 91), il 6,1% (N = 6) ha subito due eventi in un singolo anno, mentre il restante 1,1% (N = 1) ha subito tre eventi di predazione in un singolo anno. Tra le aziende ovicaprine danneggiate, il numero medio di capi perduti ogni anno a causa di predazione da lupo è risultato pari a 2,4 (± 2 SD). Il 53% delle aziende danneggiate ha perduto un solo capo di bestiame durante un intero anno solare, l’16,3% due capi, il 9,2% tre capi, mentre il restante 20,5% delle aziende ha perduto più di tre capi in un singolo anno, fino ad un massimo di 11 capi uccisi in un singolo anno.
In Friuli a seguito dei 31 eventi di predazione totali, sono stati registrati un totale di 116 capi di bestiame predati, per una media di 23,2 (± 31,6 SD) capi ogni anno. L’unica azienda bovina danneggiate nel periodo di studio ha subito un unico evento di predazione nell’anno in cui ha subito danni. Tra le aziende ovicaprine, il 66,6% di quelle danneggiate ha subito unicamente un evento di predazione all’anno (N = 14), il 28,6% (N = 6) ha subito due eventi in un singolo anno, mentre il restante 4,8% (N = 1) ha subito tre eventi di predazione in un singolo anno.
In Liguria, a seguito dei 224 eventi di predazione totali, sono stati registrati come predati un totale di 568 capi di bestiame, per una media di 113,6 (± 29,8 SD) capi ogni anno. Tra le aziende bovine colpite, il numero medio di eventi di predazione subiti ogni anno è risultato pari a 1,27 (± 0,64 SD). L’81,8% delle aziende danneggiate ha subito un solo evento di predazione l’anno, il 9% due eventi, mentre il restante 9,2% delle aziende ha subito 3 eventi di predazione in un singolo anno solare (Fig. 6a). Per quanto riguarda le aziende ovicaprine colpite da danni, il numero medio di eventi di predazione subiti ogni anno è risultato pari a 1,32 (± 0,67 SD). Il 77,7% delle aziende danneggiate ha subito un solo evento di predazione l’anno, il 13,8% due eventi, il 6,9% tre eventi, mentre il restante 1,6% delle aziende ha subito 4 eventi di predazione in un singolo anno solare (Fig. 6b).
Per quanto i dati non siano esaustivi (mancata denuncia della predazione, frammentazione e disomogeneità dei dati raccolti…) restituiscono comunque alcuni utili elementi per una più efficace prevenzione dei conflitti che possono generarsi in seguito ad una inadeguata gestione della specie.
Il capitolo 9 “Proposta operativa per il monitoraggio nazionale” riporta indicazioni pratiche per raccogliere informazioni tese a mantenere il polso della situazione in modo relativamente rapido ed efficace, poiché, indipendentemente dalla normativa nazionale di riferimento, è utile fare una riflessione sulle procedure e i requisiti necessari per accedere a tali indennizzi, al fine di migliorare le condizioni di lavoro degli allevatori più a rischio, ridurre le spese per indennizzi a carico delle Amministrazioni, e ridurre il conflitto tra la conservazione del lupo e la zootecnia.
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